
I riti della Settimana Santa
Ricca di intensi momenti di preghiera e coinvolgimento popolare è la Settimana Santa. Ad inaugurare i sette giorni di preparazione alla Resurrezione del Signore è la Domenica delle Palme, durante la quale è usanza scambiarsi in segno di pace un ramoscello d’ulivo o di palma abilmente intrecciato. Un dono quasi d’obbligo nei riguardi della madrina di Battesimo e di Cresima, così come la nuora non poteva esimersi di omaggiare la suocera per augurare la fine di eventuali screzi.
La sera del Giovedì Santo, al termine della funzione della lavanda dei piedi, è consuetudine fare il “giro dei sepolcri”, ossia peregrinare di chiesa in chiesa per pregare ed allo stesso tempo ammirare gli altari abbelliti con fiori, spighe di grano, grappoli d’uva e pani, allestiti con maestria dai diversi gruppi parrocchiali. La tradizione vuole che il numero dei sepolcri visitato debba essere dispari. Immancabile in questa sera il profumo del “calzone di cipolla”, che si diffonde da tutte le case ed i forni della città.
Il momento più suggestivo dei riti della Settimana Santa è la Processione dei Misteri del Venerdì Santo. Tutte le confraternite cittadine, identificabili dai diversi colori delle proprie vesti, attraversano in una mesta processione il centro storico ed il quartiere murattiano di Monopoli, in una sorta di corteo funebre. Le ottocentesche statue dei “Misteri”, che partono dalla chiesa di San Francesco d’Assisi, ripropongono la Passione di Cristo: Gesù che prega nell’orto, Gesù alla colonna, Gesù fustigato, Gesù che porta la croce, Gesù crocifisso, Gesù deposto ed infine l’Addolorata con i suoi abiti neri spagnoleggianti, trafitta al cuore da un pugnale, custodita nella chiesa del Purgatorio. Inconfondibile è il suono della “trènnele” agitata dai confratelli, i quali portano sul capo la corona di spine, che riproduce il rumore dei chiodi sulla croce. Un momento intenso, ricco di pathos, in cui l’intera città di Monopoli si ritrova in strada per la tradizionale Via Crucis.
I festeggiamenti per la resurrezione di Gesù iniziano la notte del Sabato Santo. La tradizione, infatti, vuole che gruppi di amici girino in campagna di casa in casa cantando e ballando per annunciare la Pasqua. Gruppi di giovani e meno giovani mantengono ancor oggi in vita la tradizione di “Candè all’ove”, ossia cantare in cambio di uova. Sì, perché in passato si usava bussare alla porta di massari e contadini chiedendo delle uova – simbolo della Pasqua – che venivano poi utilizzate in grande quantità per la preparazione dei tipici piatti pasquali. Un momento di grande festa che dura sino alle prime luci dell’alba, caratterizzato anche da una sorta di competizione tra i diversi gruppi delle contrade per chi colleziona il maggior numero di uova.